Category: A Pattern Language

75. LA FAMIGLIA *

. . . . assumiamo ora, che tu abbia deciso di costruire una casa per te stesso. Se la collochi in maniera appropriata, la casa può aiutarti a creare un agglomerato, o una schiera di case, o un poggio di case – CASE RAGGRUPPATE (37), CASE A SCHIERA (38), POGGIO DI CASE (39) – o può contribuire a mantenere viva una comunità di lavoro – CASE NEGLI INTERSPAZI (48). Questo seguente pattern ti fornisce alcune importanti informazioni in merito alle caratteristiche sociali dell’abitare. Se avrai successo nel seguire questo pattern, esso ti aiuterà nel realizzare i pattern IL CICLO DI VITA (26) e MIX DI ABITAZIONI (35) nella tua comunità.

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La famiglia ‘nucleare’ non costituisce di per sé una forma sociale vitale/valida.

Fino a pochi anni fa la società umana era fondata sulla ‘famiglia estesa’: una famiglia di almeno tre generazioni con genitori, figli, nonni, zii, zie e cugini, tutti conviventi in un’abitazione singola o un’abitazione articolata, fatta di parti sostanzialmente connesse. Ma le persone di oggi si spostano di centinaia di chilometri per sposarsi, per istruirsi e per lavorare. In tali circostanze le sole unità familiari che rimangono sono quelle denominate “famiglie nucleari”: padre, madre e bambini. E molte di queste famiglie sono ulteriormente divise a causa di separazioni e divorzi. (altro…)

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Un luogo vitale

Durante il percorso di ricerca intrapreso con il progetto Paese Mi’ ci siamo chiesti spesso cosa rende un luogo più o meno vitale. Tra le varie azioni da noi intraprese, un primo esperimento è stato quello di filmare, in una giornata di ottobre, quello che accadeva nei Giardini di Porta Venezia, un luogo che conosciamo e amiamo perché ci fa star bene. Lo abbiamo osservato, e filmato, nel tentativo di catturare ciò che Christopher Alexander chiamaLa qualità senza nome.

Chiunque nel guardare il filmato può facilmente percepire tale Qualità. Il piacere che si può provare osservando le dinamiche che si sviluppano fanno di questo parco un luogo davvero speciale. Abbiamo chiamato il filmato «Life Cycle», come il pattern omonimo, perché ritenevamo rappresentasse bene che nel parco fosse presente un giusto equilibrio di persone che si trovano in ogni fase della vita, dai neonati agli anziani” (26).

Sorprendentemente, soprattutto di questi tempi, nel parco sembra si sviluppino momenti di vita che coinvolgono tutti, indipendentemente dalla loro età, e che si sentano a proprio agio e in armonia con gli altri e con la natura.

La cornice naturale fatta dalle accoglienti ombre e colori degli alberi secolari; gli ampi prati dove tutti in piena libertà possono distendersi al sole o giocare con il proprio cane; lunghi e tortuosi vialetti dove camminare o correre; luoghi riservati e tranquilli che aiutano letture ispirate o il sorgere di nuovi amori; edifici che nella loro funzione, forma e disposizione posseggono  a loro volta «La qualità»; l’acqua ovunque presente, nelle fontane, nei corsi d’acqua e nei laghetti; panchine protette da vento, ben esposte al sole e posizionate in maniera da permettere di osservare e incentivare gli incontri; il ‘Gioco’ presente ovunque. Un intersecarsi continuo di volumi e di spazi dove sembra che tutti, genitori, nonni, adulti, ragazzi, bambini, possano stare insieme, ognuno vivendo il proprio attimo, interagendo con gli altri.

Tutto ciò rende questo luogo un posto estremamente vitale.


riprese video, montaggio di Antonello ‘Martinez’ Gianfreda & Patrizia Filomena Giannoccarobrani musicali Spero e Respiro gentilmente concessi da Effebizeta

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Un “Pattern” è (un po’) come un diamante

Un intervista* a Jenny Quillien racconta la nascita della ricerca portata avanti dal gruppo di lavoro di Christopher Alexander che ha condotto alla pubblicazione di uno dei saggi di architettura più venduto di tutti i tempi, “A Pattern Language” e le motivazioni per le quali dopo trent’anni hanno portato l’autore a ridiscutere le sue stesse teorie integrandole con la pubblicazione di una serie di 4 saggi chiamata “The Nature Of Order”. (altro…)

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203. TANE PER BAMBINI

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. . . i luoghi riservati ai giochi per bambini – PARCO GIOCHI D’AVVENTURA per (73), LA CASA DEI BAMBINI (86), REGNO DEI BAMBINI (137) – e PARETI SPESSE (197) – Possono essere impreziosite da un dettaglio molto speciale.

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I bambini amano stare in luoghi minuscoli, simili a delle tane.

Durante il loro gioco, i bambini cercano spazi simili a tane dove infilarsi, casse d’imballaggio, sotto i tavoli, in tende da campo, ecc (altro…)

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241. PUNTI PER SEDERSI**

. . . supponiamo che la struttura principale dell’edificio sia terminata. Per completarla in maniera perfetta avete bisogno di costruire fin nei dettagli i giardini e le terrazze che circondano l’edificio. In alcuni casi, probabilmente, avrete deciso dove posizionare le mura, i fiori e le sedute, almeno a grandi linee; ma sarebbe auspicabile prendere queste decisioni definitive quando l’edificio è presente materialmente – in maniera che si possano cucire all’edificio per aiutarlo a legare meglio con l’ambiente circostante – FORMA DEL PERCORSO (121), GRAPPOLI DI  ATTIVITA’ (124), TERRAZZA PRIVATA LUNGO LA STRADA (140), BORDO DELL’EDIFICIO (160), LUOGO BEN SOLEGGIATO (161), STANZA ALL’APERTO (163), ATTACCO A TERRA (168), PERCORSO PERGOLATO (174), SEDUTA NEL GIARDINO (176), etc.  In primo luogo, le sedute all’esterno, pubbliche e private.

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Dove le sedute all’esterno sono disposte senza avere cura della visuale e del clima, esse saranno quasi certamente inutilizzate.

 

Abbiamo fatto controlli spot su panchine scelte a Berkeley, in California, e abbiamo registrato per ognuna i seguenti dati: Era occupata oppure vuota? Dava la possibilità di guardare una qualche attività in corso, o no? Era ben esposta al sole, oppure no? In quel momento qual era la velocità del vento? Tre delle undici panchine erano occupate; otto vuote.

Nel momento dell’osservazione, tutte e tre le panchine occupate guardavano verso un’attività, erano al sole, e c’era una velocità del vento inferiore a mezzo metro al secondo. In nessuna delle altre otto panchine erano presenti queste tre condizioni. Tre di loro erano riparate, davano la possibilità di guardare verso delle attività, ma non erano esposte al sole; tre di queste guardavano verso delle attività, ma non godevano del sole, e il vento soffiava a più di 1 metro al secondo; due avevano sia il soleggiamento che il riparo dal vento, ma non la possibilità di guardare verso attività.

Una seconda serie di osservazioni mette a confronto il numero di anziani seduti a Union Square alle tre di pomeriggio in una giornata soleggiata con quello di un giorno nuvoloso: 65 persone con il sole e 21 in una giornata nuvolosa, anche se la temperatura dell’aria era uguale.

Naturalmente sembra ovvio – ma il punto è proprio questo – quando in un progetto scegliete dove posizionare  sedute all’aperto, muri e scale per sedersi, panchine nel giardino, rispettate queste caratteristiche:

  1. Panche che affacciano direttamente su attività pedonali.
  2. Panche rivolte a sud pergodere  dell’esposizione solare durante i mesi invernali.
  3. Un muro dal lato dove batte il vento invernale.
  4. Nei climi caldi—provvedete ad una copertura che, intorno a mezzogiorno durante i mesi estivi, garantisca protezione solare e orientate la panchina verso la brezza estiva.

Perciò:

La scelta di buoni punti per le sedute all’aperto è di gran lunga più importante che costruire panchine alla moda. Se il luogo è quello giusto, in effetti, anche il tipo più semplice di seduta risulta perfetto.

Nei climi freddi, fate in modo che siano disposte di fronte al sole e riparate dal vento; nei climi caldi, posizionatele all’ombra ed esposte verso le brezze estive. In entrambi i casi, collocatele in maniera tale che si affaccino verso qualche attività.

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Se queste sedute possono essere realizzate in continuità con scale, ingressi di edifici, muretti o balaustre, tanto meglio – SCALE PER SEDERSI (125), PANCA ACCANTO ALL’USCIO (242), MURETTO PER SEDERSI (243) . . . .


fonte: A Pattern Language: Towns, Buildings, Construction” – Christopher Alexander, Sara Ishikawa, Murray Silverstein – Oxford University Press, 1977 – tradotto da Antonello ‘Martinez’ Gianfreda & Patrizia Filomena Giannoccaro

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114. GERARCHIA DELLO SPAZIO ESTERNO*

… I principali spazi esterni hanno preso il loro carattere da RECUPERO DEL SITO (104), SPAZI ESTERNI RIVOLTI A SUD (105), SPAZI ESTERNI POSITIVI (106). Ma puoi migliorarli, e completare il loro carattere, assicurandoti che uno spazio abbia sempre una visuale aperta verso un’altro più ampio e che tutti gli spazi contribuiscano insieme a formare una gerarchia.

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All’aperto, le persone cercano sempre di trovare un posto dove possono avere le spalle protette, che guarda verso un’apertura più ampia, oltre lo spazio situato subito di fronte a loro.

 

In breve, la gente non si siede di fronte a muri di mattoni; —si orienta verso una vista e verso qualsiasi luogo sul percorso che porta alla vista più vicina.

Per quanto semplice possa essere questa osservazione, non si può affermare con certezza il modo in cui la gente si collocherà nello spazio. E questo ha enormi implicazioni relative agli spazi in cui la gente si può sentire a proprio agio. Ciò significa, essenzialmente, che ogni luogo dove le persone si sentono a proprio agio ha:

1 – una protezione alle spalle
2 – una visuale verso uno spazio più ampio.

Per capire le conseguenze di questo pattern, consideriamo i tre casi principali dove questo viene applicato.

Nel più piccolo degli spazi esterni, nei giardini privati, questo pattern ci dice di creare un angolo nello spazio come un “retro” con un sedile, che guarda verso il giardino. Se ciò è realizzato correttamente, questo angolo sarà raccolto e protetto, ma per nulla claustrofobico.

A una scala leggermente più grande, c’è una connessione tra una terrazza o un ampio spazio aperto di un certo tipo, la strada o una piazza. La forma  più comune di pattern a questa scala è una veranda anteriore, che forma una chiusura ben definita e un retro, differenziandosi dalla strada pubblica

A una scala più ampia, questo pattern ci dice di aprire, da un estremo, piazze pubbliche e spazi verdi verso grandi panorami. A questa scala, la piazza stessa diventa uno spazio retrostante che una persona può occupare e dalla quale si può godere di una distesa ancor più grande.

Perciò:

Qualsiasi spazio stiate configurando, sia esso un giardino, un terrazzo, una strada, un parco, una stanza all’aperto, o un cortile, assicuratevi di due cose. Prima di tutto, create almeno uno spazio più piccolo che guardi al suo interno e formi una naturale struttura retrostante. Inoltre, sistemate questo spazio e le sue aperture in modo che sia rivolto verso uno spazio più ampio.
Quando avete fatto questo, ogni spazio esterno avrà un spazio retrostante (back) naturale, e ogni persona che assume una posizione naturale, con le sue spalle a questo spazio retrostante (back), guarderà fuori verso viste più ampie.

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Per esempio: sedili da giardino aperti verso il giardino – SEDILE DA GIARDINO (176), GIARDINO SEMI-NASCOSTO (111); sacche di attività aperte sulla piazza, SACCHE DI  ATTIVITA’ (124), PICCOLE PIAZZE (61); giardini aperti verso strade locali TERRAZZE PRIVATE SULLA STRADA (140), STRADE LOCALI AD ANELLO (49), strade aperte verso i campi – STRADE VERDI (51), VERDE ACCESSIBILE (60); campi aperti verso la campagna con un bel panorama – TERRENO COMUNE (67), LA CAMPAGNA (7). Accertarsi che ciascuna parte della gerarchia sia disposta in modo tale che, al suo interno, le persone si sentano a loro agio, orientate verso lo spazio ampio più vicino.


fonte: A Pattern Language: Towns, Buildings, Construction” – Christopher Alexander, Sara Ishikawa, Murray Silverstein – Oxford University Press, 1977 – tradotto da Antonello ‘Martinez’ Gianfreda & Patrizia Filomena Giannoccaro

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