Nel primo libro rifletterò su un concetto della vita ampio, in cui ogni cosa – indipendentemente da quello che è – ogni pietra, trave o pezzo di cemento – possiede un  certo grado di vita. Il particolare grado di vita presente nell’organismo verrà perciò considerato un caso speciale di un concetto di vita più allargato. Sebbene ciò possa sembrare assurdo alle orecchie educate negli ultimi decenni della ortodossia scientifica, cercherò di dimostrare che questo concetto è più profondamente scientifico e ha solide fondamenta nella scienza  della matematica e della  fisica dello spazio e, soprattutto, ci offre una  visione unica e coerente del mondo e di quello che noi stiamo facendo nel mondo. (…) In generale, ogni singola parte del continuum spazio-temporale ha un certo grado di vita, con alcune parti che ne hanno molto di più, altre di meno. Non è difficile vedere come tale concezione – se accettata – possa facilitare la progettazione di edifici, città e territori. Il concetto di vita, così generalizzato, potrà essere applicato agli oggetti della natura (ad esempio, ai fini della salvaguardia e conservazione della bellezza degli alberi), alla commistione di oggetti naturali e manufatti (strade, giardini, campi coltivati, ecc.) e infine agli edifici stessi (pareti, finestre, stanze, ecc.). In quest’ottica è più facile comprendere il significato dell’architettura, poiché possiamo concepire il nostro compito come qualcosa che ha a che vedere con la creazione della vita e che tale compito, in ogni progetto particolare, consiste nel rendere vitale lo spazio costruito nella massima misura possibile.

Christopher Alexander, The Nature of Order, vol. I, p. 31-32