Il fenomeno della Vita

Nel primo libro rifletterò su un concetto della vita ampio, in cui ogni cosa – indipendentemente da quello che è – ogni pietra, trave o pezzo di cemento – possiede un  certo grado di vita. Il particolare grado di vita presente nell’organismo verrà perciò considerato un caso speciale di un concetto di vita più allargato. Sebbene ciò possa sembrare assurdo alle orecchie educate negli ultimi decenni della ortodossia scientifica, cercherò di dimostrare che questo concetto è più profondamente scientifico e ha solide fondamenta nella scienza  della matematica e della  fisica dello spazio e, soprattutto, ci offre una  visione unica e coerente del mondo e di quello che noi stiamo facendo nel mondo. (…) In generale, ogni singola parte del continuum spazio-temporale ha un certo grado di vita, con alcune parti che ne hanno molto di più, altre di meno. Non è difficile vedere come tale concezione – se accettata – possa facilitare la progettazione di edifici, città e territori. Il concetto di vita, così generalizzato, potrà essere applicato agli oggetti della natura (ad esempio, ai fini della salvaguardia e conservazione della bellezza degli alberi), alla commistione di oggetti naturali e manufatti (strade, giardini, campi coltivati, ecc.) e infine agli edifici stessi (pareti, finestre, stanze, ecc.). In quest’ottica è più facile comprendere il significato dell’architettura, poiché possiamo concepire il nostro compito come qualcosa che ha a che vedere con la creazione della vita e che tale compito, in ogni progetto particolare, consiste nel rendere vitale lo spazio costruito nella massima misura possibile.

Christopher Alexander, The Nature of Order, vol. I, p. 31-32

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Una storia per il sud…

Questo breve video-racconto è nato dalla collaborazione di Chicco Saponaro, lo Studio Tesla e l’assoziazione Terra D’Egnazia per partecipare al video contest “Una storia CON IL SUD”. Vi auguriamo una buona visione.

Fermati un istante e guardati attorno, osserva la tua città con più attenzione. Ci sono luoghi dove la gente proprio non vuole fermarsi, anzi affretta il passo allontanandosi con occhi semichiusi. Una villa comunale tradita, abbandonata a se stessa. Una piazza deserta, rimossa come un vecchio amore il cui fascino è solo un amaro ricordo. Strade dei quartieri nostalgiche del vociare giocoso dei bambini sostituito dal sordo rumore dei parcheggi. Lo senti? Lo percepisci?

In un’epoca dove sempre più spesso si condivide in rete anche il superfluo delle nostre vite, non può e non deve passare inosservato il progressivo disinteresse per gli spazi urbani. La salute di questi luoghi è fondamentale per permettere alla nostra vita di crescere e prendere forma. Lo senti? Lo percepisci?

Con questa riflessione nella testa e nel cuore l’associazione Terra d’Egnazia, animata da un gruppo di architetti “condotti”, spinti da un forte amore per la città di Fasano e per il proprio lavoro, pensano ad un camper, a dei concittadini che sono amici da ascoltare e ad una città che può essere rivestita delle idee di chi la abita. Adottano metodi di progettazione che li mettano in grado di rivitalizzare i propri spazi, nel rispetto dei luoghi, della natura e con le risorse economiche disponibili.

Nasce l’iniziativa -Paese mì, t’àggie penzäte i pénz… – idee preziose per ricucire gli strappi che il tempo ha creato inevitabilmente in alcuni luoghi. Un camper, attrezzato a studio mobile di architettura, attraversa le strade della città in 12 tappe per realizzare altrettanti progetti in collaborazione con la cittadinanza. L’associazione partendo dalla città di Fasano intende diffondere questa maniera di rivitalizzare i luoghi, credendo fortemente che questo possa contagiare altre realtà del Sud.

Il futuro é una storia che si scrive oggi e che porta la firma di tutti noi. Lo senti? Lo percepisci?

* …i p’ l’amaur täu, so’ fatt’ menz. Il nome del progetto ha preso forma dal detto fasanese “ti ho pensato e penso, e per il tuo amore sono diventato la metà” che viene usato per descrivere lo stato d’animo di un’innamorato che si consuma nell’attesa di ricongiungersi con il suo amore, dedicando l’espressione al proprio paese.»

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La strada micidiale

La strada su cui sorgono le nostre case è micidiale. Il marciapiede aveva un senso prima di essere interrotto in più punti per lasciar posto gli imbocchi delle strade private d’accesso. Oggi è tutto un caos di cunette, cordoni, dislivelli – una corsa ad ostacoli per mamme con carrozzina. La strada stessa non è più un luogo di passeggi, dove si possono scambiare quattro chiacchiere con i vicini o gli amici, ma un’arteria di servizio percorsa da camion pericolosi e da altri veicoli puzzolenti pieni di estranei. Non può più ospitare  i giochi dei bambini, gli incontri degli innamorati. Non va più nemmeno bene per i cani. Il conflitto non risolto tra veicoli e pedoni l’ha resa superata.

tratto da: ‘Spazio di relazione e spazio pubblico’, Serge Ivan Chermayeff e Christopher Alexander, Saggiatore, Milano, 1963

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Buona architettura

Buona architettura significa un ritorno ai valori essenziali: un bambino che gioca o lavora in un ambiente stabile e sicuro, due che si amano in una stanza dove arriva dal giardino il profumo dei lillà o il canto dei grilli.

Lewis Mumford, La cultura delle città

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Luce

Ho sempre voluto scrivere un libro sulla luce. Non riesco a trovare un’altra cosa che ricordi più da vicino l’eternità.

È buffo che, provando a sopraffare il tempo, torniamo di solito al passato, a quello che è stato modellato, alla forma pronta.

L’immaginazione non riesce a inventare niente. Sospesa nel vuoto, ricade come una pietra o si occupa di se stessa, che alla fin fine è la stessa cosa.
(…)

Avvenimenti o oggetti si interrompono o scompaiono o crollano sotto il loro peso e se li osservo e li descrivo è solo perché rifrangono la luce, le danno una struttura e una forma che siamo in grado di capire.”

Andrzej Stasiuk nel suo libro “Il mondo dietro Dukla”

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Immaginando…

« VISION
Imagining, physically and viscerally, the sort of place that — ideally — you have in mind to build.

WHAT DO YOU SEE WHEN YOU CLOSE YOUR EYES?
It is also very possible to do the closed-eyes process with your friends. Just sit around, all close your eyes together, and talk about what you see.
Write down what you see, in your workbook. It is sometimes elusive, and if you don’t write it down the memory can fade. »

(VISIONE
Immaginando, fisicamente e in maniera viscerale, il tipo di luogo che – idealmente – hai in mente di costruire.

COSA VEDI QUANDO CHIUDI GLI OCCHI?
E’ possibile eseguire quest’attività a occhi chiusi con i tuoi amici. Basta sedersi in circolo, chiudere gli occhi tutti insieme, e parlare di ciò che si vede.
Segna su un taccuino quello che vedi. E’ qualcosa di sfuggente, e se non lo si annota, la memoria potrà tradirti.)

Fonte: http://www.livingneighborhoods.org/actions/vision3.htm

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