Con l’invito alla lettura di un saggio di Jane Jacobs pubblicato nel 1958, introduciamo la possibilità di poter dar valore ad uno spazio urbano analizzando il suo “livello di vita”. (***)

Siamo in un momento critico per il futuro della città. In tutto il paese urbanisti e amministratori stanno preparando una serie di progetti di riqualificazione che fisseranno i caratteri delle zone centrali per generazioni a venire. Si demoliscono vaste superfici, profonde parecchi isolati; solo in alcuni casi la trasformazione è già in corso, ma in quasi ogni grande centro si è pronti a partire con le costruzioni, i progetti saranno presto completati.

Di che tipo di progetti si tratta? Tutto molto spazioso, verde, poco affollato. Grandi vedute su spazi aperti. Tutto solido, simmetrico, ordinato. Netto, deciso, monumentale. Tutte le caratteristiche di un ben tenuto, dignitoso, cimitero urbano.

Ciascun progetto assomiglia parecchio a tutti gli altri (…)
Da una città all’altra, gli schizzi degli architetti evocano le medesime scene sognanti, nessuna concessione alle particolarità, ai vezzi, alla sorpresa, nessuna traccia del fatto che esista una città con una propria tradizione e carattere.

Questi progetti non rivitalizzeranno il centro: lo ammazzeranno. Perché si pongono contro la città. Negano la strada. Eliminano la funzione della strada. Eliminano la sua varietà. (…)

Senza quasi alcuna eccezione tutti i progetti propongono una risposta standardizzata ad ogni necessità: commercio, salute, cultura, amministrazione, di qualunque attività si tratti, si prende un pezzo della vita della città, lo si astrae dal trambusto del centro, e lo si ricolloca come isola autosufficiente, in maestosa solitudine.

L’articolo completo, è stato tradotto da Fabrizio Bottini, e pubblicato su http://mall.lampnet.org/index.php/article/articleview/12835/0/203/

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