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Fasano e gli alberi che la gente ama

Ingresso principale al Parco della Rimebranza, Fasano, 2014

Con grande rammarico osserviamo che, da alcuni anni, gli alberi della Città di Fasano e frazioni vengono ripetutamente maltrattati con drastiche potature che in alcuni casi arrivano anche alla loro “capitozzatura”.

Ogni volta che tagliamo un ramo, asportiamo una parte indispensabile per l’albero. Se asportiamo una parte eccessiva dei rami, e quindi di foglie, l’albero si troverà in condizione di avere troppo poca energia rispetto a quella di cui necessita, favorendo l’avanzare dei parassiti del legno, che inizieranno a disgregare degradare i tessuti in prossimità del taglio, dando origine a delle cavità all’interno di rami e tronchi; questo andrà a rendere la struttura dell’albero ancora più fragile.

“Un albero è molto di più di un semplice pezzo di legno morto” come disse Alex Shigo, riconosciuto in tutto il mondo come padre della moderna arboricoltura “gli alberi sono esseri viventi, che sono in attività durante tutto l’anno…”.  

Un albero in città svolge un ruolo insostituibile per il benessere dei cittadini, purifica l’aria, trattiene di inquinanti, abbassa notevolmente le temperature dei mesi più caldi, attenua il triste grigiore portato da strade e cemento, riduce il rumore del traffico e contribuisce ad aumentare il benessere psicologico e vitale delle persone, riducendo lo stress e migliorando l’interazione sociale. La cosa indiscutibile è quanto sia importante che gli alberi, in città, ci siano! (altro…)

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La partecipazione

Tavolo di partecipazione in via Mignozzi a Fasano. Giugno 2014 © Chicco Saponaro

Solo le persone che vivono nella comunità ne possono guidare il processo di sviluppo organico. Esse conoscono meglio di chiunque altro i propri bisogni, la funzionalità delle stanze, degli edifici, delle corsie riservate ai pedoni e degli spazi aperti. […]

Gli architetti ed i progettisti, per quanto bene possano progettare, o per quanta cura vi possano mettere nel farlo, non possono, da soli, creare degli ambienti che abbiano la varietà e l’ordine che noi ricerchiamo. Un insieme organico può essere creato soltanto dall’azione di una comunità, in cui ognuno collabora a modellare quelle parti dell’ambiente che meglio conosce.

[…]

Iniziamo col chiederci cosa significa esattamente « partecipazione ». Questo termine può indicare ogni tipo di procedimento attraverso il quale gli utenti possono contribuire a modellare il proprio ambiente. Il tipo più semplice di partecipazione è quello in cui gli utenti contribuiscono a modellare un edificio in qualità di clienti di un architetto. Il tipo più complesso è quello in cui gli utenti costruiscono i loro edifici da soli. (altro…)

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La città è della gente

Con l’invito alla lettura di un saggio di Jane Jacobs pubblicato nel 1958, introduciamo la possibilità di poter dar valore ad uno spazio urbano analizzando il suo “livello di vita”. (***)

Siamo in un momento critico per il futuro della città. In tutto il paese urbanisti e amministratori stanno preparando una serie di progetti di riqualificazione che fisseranno i caratteri delle zone centrali per generazioni a venire. Si demoliscono vaste superfici, profonde parecchi isolati; solo in alcuni casi la trasformazione è già in corso, ma in quasi ogni grande centro si è pronti a partire con le costruzioni, i progetti saranno presto completati.

Di che tipo di progetti si tratta? Tutto molto spazioso, verde, poco affollato. Grandi vedute su spazi aperti. Tutto solido, simmetrico, ordinato. Netto, deciso, monumentale. Tutte le caratteristiche di un ben tenuto, dignitoso, cimitero urbano.

Ciascun progetto assomiglia parecchio a tutti gli altri (…)
Da una città all’altra, gli schizzi degli architetti evocano le medesime scene sognanti, nessuna concessione alle particolarità, ai vezzi, alla sorpresa, nessuna traccia del fatto che esista una città con una propria tradizione e carattere.

Questi progetti non rivitalizzeranno il centro: lo ammazzeranno. Perché si pongono contro la città. Negano la strada. Eliminano la funzione della strada. Eliminano la sua varietà. (…)

Senza quasi alcuna eccezione tutti i progetti propongono una risposta standardizzata ad ogni necessità: commercio, salute, cultura, amministrazione, di qualunque attività si tratti, si prende un pezzo della vita della città, lo si astrae dal trambusto del centro, e lo si ricolloca come isola autosufficiente, in maestosa solitudine.

L’articolo completo, è stato tradotto da Fabrizio Bottini, e pubblicato su http://mall.lampnet.org/index.php/article/articleview/12835/0/203/

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Il fenomeno della Vita

Nel primo libro rifletterò su un concetto della vita ampio, in cui ogni cosa – indipendentemente da quello che è – ogni pietra, trave o pezzo di cemento – possiede un  certo grado di vita. Il particolare grado di vita presente nell’organismo verrà perciò considerato un caso speciale di un concetto di vita più allargato. Sebbene ciò possa sembrare assurdo alle orecchie educate negli ultimi decenni della ortodossia scientifica, cercherò di dimostrare che questo concetto è più profondamente scientifico e ha solide fondamenta nella scienza  della matematica e della  fisica dello spazio e, soprattutto, ci offre una  visione unica e coerente del mondo e di quello che noi stiamo facendo nel mondo. (…) In generale, ogni singola parte del continuum spazio-temporale ha un certo grado di vita, con alcune parti che ne hanno molto di più, altre di meno. Non è difficile vedere come tale concezione – se accettata – possa facilitare la progettazione di edifici, città e territori. Il concetto di vita, così generalizzato, potrà essere applicato agli oggetti della natura (ad esempio, ai fini della salvaguardia e conservazione della bellezza degli alberi), alla commistione di oggetti naturali e manufatti (strade, giardini, campi coltivati, ecc.) e infine agli edifici stessi (pareti, finestre, stanze, ecc.). In quest’ottica è più facile comprendere il significato dell’architettura, poiché possiamo concepire il nostro compito come qualcosa che ha a che vedere con la creazione della vita e che tale compito, in ogni progetto particolare, consiste nel rendere vitale lo spazio costruito nella massima misura possibile.

Christopher Alexander, The Nature of Order, vol. I, p. 31-32

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La strada micidiale

La strada su cui sorgono le nostre case è micidiale. Il marciapiede aveva un senso prima di essere interrotto in più punti per lasciar posto gli imbocchi delle strade private d’accesso. Oggi è tutto un caos di cunette, cordoni, dislivelli – una corsa ad ostacoli per mamme con carrozzina. La strada stessa non è più un luogo di passeggi, dove si possono scambiare quattro chiacchiere con i vicini o gli amici, ma un’arteria di servizio percorsa da camion pericolosi e da altri veicoli puzzolenti pieni di estranei. Non può più ospitare  i giochi dei bambini, gli incontri degli innamorati. Non va più nemmeno bene per i cani. Il conflitto non risolto tra veicoli e pedoni l’ha resa superata.

tratto da: ‘Spazio di relazione e spazio pubblico’, Serge Ivan Chermayeff e Christopher Alexander, Saggiatore, Milano, 1963

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Buona architettura

Buona architettura significa un ritorno ai valori essenziali: un bambino che gioca o lavora in un ambiente stabile e sicuro, due che si amano in una stanza dove arriva dal giardino il profumo dei lillà o il canto dei grilli.

Lewis Mumford, La cultura delle città

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