Un intervista* a Jenny Quillien racconta la nascita della ricerca portata avanti dal gruppo di lavoro di Christopher Alexander che ha condotto alla pubblicazione di uno dei saggi di architettura più venduto di tutti i tempi, “A Pattern Language” e le motivazioni per le quali dopo trent’anni hanno portato l’autore a ridiscutere le sue stesse teorie integrandole con la pubblicazione di una serie di 4 saggi chiamata “The Nature Of Order”.

Bene (…), se andiamo indietro nel tempo, negli anni ’70 il governo degli Stati Uniti –molto diverso da quello di oggi– (…) e l’Istituto Nazionale di Salute Mentale, comunicarono di voler realizzare una ricerca sulle relazioni tra ambiente e felicità/salute mentale. Ed un gruppo a Berkley, in California, diretto da Alexander, disse che era interessato al tema. Così il governo li finanziò per fare queste ricerche.

Ciò che per noi è interessante ricordare ora è che quando Alexander e il suo team hanno iniziato il progetto, non avevano la benchè minima idea su come procedere. Quindi, i ‘Patterns’ come strumento di ricerca e come strumento di progettazione, non sono stati il punto di partenza dello studio –  erano in realtà il risultato finale.

Lo sviluppo dei ‘Patterns’, come metodologia, venne realizzato da, e grazie a, questo finanziamento alla ricerca.

Una seconda cosa che penso, oggi, la gente tende a dimenticare è che i ’Pattern’ sono stati scoperti, non sono stati creati. È un po’ come un diamante! Quindi, se provi a creare artificialmente un diamante … non funziona proprio benissimo. Voglio dire, si può fare qualcosina, ma un vero diamante, lo si scopre (e basta).

Ed è il risultato del tempo, delle pressioni provenienti dalla terra, quindi si ottiene un vero diamante, lo si lucida, ed è bellissimo. La stessa cosa avviene con i ‘Patterns’. Perciò, un ‘Pattern’ veramente buono è il risultato di molte persone, una serie di circostanze, oltre che ad un sacco di tempo.

Quindi, quello che fai come autore di Pattern è scavare, come un minatore. Trovi un diamante grezzo e lo lucidi. Ma non lo stai creando dal nulla. Ed è proprio questo, credo, che le persone tendono a dimenticare.

(…) il Pattern Language risale al 1977, e dopo è passato molto, molto tempo prima di arrivare a “The Nature of Order”. Quindi la domanda spontanea è: “Che cosa è accaduto in tutto quel tempo?”.

Essenzialmente, quello che è successo a Christopher Alexander è che vide ciò che le persone stavano facendo con “A Pattern Language” … e ne rimase amareggiato!

Disse: “Tutto ciò è mediocre! Non è per nulla interessante!”

E ciò che scoprì fu che la gente poteva capire un Pattern e che avrebbero realizzato qualcosa qui, qualcosa la, qualcosa li in fondo. Ma il risultato non era intenso o veramente bello. Era quello che noi in inglese chiamiamo “kind of hokey” (fasullo), un po’ “funky”.

Quindi, la domanda che si pose fu: “Che cosa mi sono perso? Credevo che “A Pattern Language” fosse «La risposta» e invece non è così. Perché le persone usandolo non stanno realizzando delle belle cose?”

Quindi, quello che è successo in questi 30 anni è che Alexander, coraggiosamente, tornò al punto di partenza –prese carta bianca– e disse: “OK, qual è la risposta ora?”

C’è una connessione tra “A Pattern Language” e “The Nature of Order”, anche se molte persone non la vedono?!  Comprano, “The Nature of Order” e pensano che possa essere come un “Pattern Language” PLUS. Ma non lo è. E’ qualcosa di molto diverso. Daccordo?!

Perciò, il collegamento è questo: se guardi “A Pattern Language“, il Pattern Language tradizionale –che è veramente buono–  se lo guardi con molta attenzione, presenta alcune meta-qualità.

I ‘Patterns’ non sono qui, qui, qui, e qui, sono disposti in gerarchia. Saranno disposti in quella che egli chiama: “I livelli di scala”. Quindi, un Pattern a questo livello, ti dice qualcosa del Pattern al di sotto.  C’è un collegamento. Sono distinti, sono ‘Patterns’ separati, ma c’è una connessione. E c’è una connessione tra questo Pattern, e quello di sopra.

Ed ogni Pattern è quello che lui chiama un “centro”. Così ogni Pattern – hai detto il tuo preferito era il “Parco giochi”, daccordo?!-  perciò “Parco giochi” è un centro, in una città. E una città è un centro, in una regione. Così ogni Pattern è un centro in una gerarchia correlata.

Quindi, ciò che egli fa in “The Nature of Order” è cominciare a cercare queste meta-qualità di un buon Pattern Language. E comincia a cercarne il “collante”. Come sono collegati realmente i ‘Patterns’.

E questo era qualcosa che la gente si era perso nella loro prima lettura. Ed è anche quello che c’è di difficile in “The Nature of Order”. Non è un tema così scontato, ma questo è quello di cui realmente tratta “The Nature of Order”.

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* (proveniente da materiale tratto dal futuro documentario di Takashi Iba, professore della Facoltà di Scienze Politiche della Keio University, Giappone)


sottotitolato e tradotto da Antonello ‘Martinez’ Gianfreda & Patrizia Filomena Giannoccaro