I pattern di Alexander sono gli strumenti di un tale approccio progettuale. Esiste un modo di individuare i pattern che è indicato nel brano seguente (interessante questo articolo anche perchè il suo contenuto riguarda uno spazio per l’accoglienza).

“Per mostrare definitivamente come sia naturale per chiunque formulare pattern che possono essere condivisi, descriverò una conversazione con un’amica indiana durante cui ho tentato di aiutarla a definire un pattern ricavandolo dalla sua esperienza.

 

Christopher Alexander: Prima di tutto, parlami di un posto che ti piace molto.

Gita Shah: Devo descriverlo a te?

 

C.A.: No. Pensalo solamente e visualizzalo, tenendo a mente ciò che ti piace.

G.S.: E’ una locanda.

 

C.A.: Ora, per piacere prova a dirmi cosa rende questa locanda un posto speciale e fantastico.

G.S.: Bene, sono le cose che vi succedono – è un posto dove le persone che stanno facendo un lungo viaggio si incontrano e passano un po’ di tempo insieme ed è l’atmosfera splendida di tutte quelle cose che accadono lì. Mi piace molto.

C.A.: Puoi provare ad isolare ogni caratteristica della sua forma che la rende così speciale? Mi piacerebbe che tu provassi e mi dicessi, il più chiaramente possibile, cosa devo fare per creare un altro posto che sia così bello come il tuo albergo – per favore dammi un’istruzione che fissi una sola delle caratteristiche positive della forma.

G.S.: Non è l’edificio che rende questo albergo così affascinante ma sono le cose che vi accadono – è la gente che incontri, le cose che fai lì, le storie che le persone raccontano prima di andare a dormire.

 

C.A.: Si, è esattamente ciò che intendo. Naturalmente è l’atmosfera che rende l’albergo così affascinate – non la bellezza dell’edificio o la sua geometria; ma ti sto chiedendo di definire per me quali sono le caratteristiche dell’edificio che rendono possibile questa atmosfera, le persone che alloggiano all’albergo che creano questa atmosfera, tutto quello…

G.S.: Non capisco cosa stai dicendo. Ho appena detto che non dipende dall’edificio ma dalle persone.

 

C.A.: Bene, lascia che ti dica. Immagina un motel in America. L’atmosfera che tu stavi descrivendo si può realizzare in un motel americano?

G.S.: Oh, ora capisco cosa stai dicendo. No, in questi motel americani non si realizza; ci sono così tante stanze private e le persone che vengono al motel stanno appena nella hall, parlano con l’addetto al bancone per pochi minuti e poi vanno alle loro stanze. L’albergo di cui sto parlando non è come quello – ma forse non è possibile in America avere un albergo come quello – è un problema sociale – qui in America le persone vogliono stare in privato, non vogliono incontrarsi a parlare – e non amano dormire con i mariti e le mogli quando tutti possono vederli – così forse è molto speciale questa atmosfera che sto descrivendodipende dalle persone che utilizzano la locanda e dalle loro abitudini e modi di vita.

 

C.A.: Si, è vero. Ogni pattern ha un contesto. Naturalmente, il pattern che stai cercando di definire può non aver senso negli Stati Uniti – forse si applica solo al contesto indiano. Diciamo che questo pattern è vero solo per l’India ora prova a dirmi cosa significa dopo tutto.

G.S.: D’accordo. In India, ci sono molte di queste locande. C’è una corte dove le persone si incontrano ed un posto su un solo lato della corte dove mangiano; da un lato c’è la persona che sorveglia la locanda e lungo gli altri tre lati della corte ci sono le stanze – dinanzi alle stanze c’è un portico, spesso un gradino più su della corte e largo circa 3 metri, con un altro gradino che porta verso le stanze. A sera tutti si ritrovano nella corte a parlare e a mangiare assieme – è molto speciale e poi a notte tutti si addormentano sotto il portico tanto che dormono insieme attorno alla corte. Penso sia molto importante che tutte le stanze siano simili, così che quando stanno qui, tutte le persone si sentono uguali e libere di rivolgersi l’una all’altra.

 

C.A.: Suona benissimo. Ora, dimmi dei problemi, dei conflitti che il pattern risolve. E’ necessario? Pensi che quelle persone possano gestire la situazione proprio così, senza il pattern come lo hai descritto?

G.S.: Non vedo come altro si possa fare; se hai le stanze separate e private, diventa come un motel e tutti stanno isolati. E se tu non mangi assieme quale occasione c’è di dialogare? Penso che debba essere proprio come io l’ho descritto. Tutte le locande che conosco nelle città religiose dell’India sono come questa – non posso neanche immaginare una che non lo sia.

 

C.A.: Definiamo il problema così: “Quando le persone viaggiano, sono un po’ isolate; e poiché viaggiano per aprirsi al mondo, vogliono l’occasione di stare insieme con altri viaggiatori”. Ora, puoi dirmi quando pensi che questo pattern abbia senso e quando no – qual è il contesto giusto per il pattern?

G.S.: Bene, dev’essere un posto dove i viaggiatori vengono da molto lontano e dove hanno questo spirito – in India la maggior parte di queste locande sono in luoghi d’importanza per la religione, dove le persone vengono per compiere un pellegrinaggio -. Penso che sia un tipo molto speciale di crocevia in un viaggio che deve essere proprio così.

 

C.A.: Avrebbe senso in Groenlandia?

G.S.: Non capisco.

 

C.A.: Pensi che il clima sia una parte del contesto?

G.S.: Oh sì, è molto importante che sia un posto caldo, così che non dormi fuori sotto al portico solo per ragioni sociali ma anche a causa del caldo – trovi il posto dove ci sono brezze e metti il letto dove è più confortevole.

 

C.A.: Così il pattern ha senso per ogni locanda dove le persone sono in viaggio da molto tempo, in una società dove sono aperte ad incontrare persone in modo molto semplice ed in un clima dove è così caldo che le persone vogliono dormire fuori.”

 

(Da “The Timeless Way of Building”, pag. 270)
tratto dal saggio “La riqualificazione dei contesti «sensibili». Il caso di piazza della Libertà a Portofino” – http://www.pism.uniroma3.it/wp-content/uploads/2009/04/11-a.pdf