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. . . una vera comunità consente, pienamente, l’equilibrio dell’esperienza umana e della vita – COMUNITA’ DI 7000 PERSONE (12). E a livello inferiore vale lo stesso per – VICINATO RICONOSCIBILE (14). Per adempiere a questa promessa, le comunità e il vicinato devono garantire tutte le cose che la vita possa richiedere, affinchè la persona possa sperimentare l’ampio respiro e la profondità della vita, nella sua comunità.

***

Tutto il mondo è un palcoscenico
sul quale tutti noi, uomini e donne
siam solo attori,
con le nostre uscite
e con le nostre entrate; Ove ciascuno,
per il tempo che gli è stato assegnato,
recita molte parti,
e gli atti sono le sue sette età:

Prima, il neonato che vagisce e sbava
in braccio alla nutrice;
Poi, il piagnucoloso scolaretto
che con la sua cartella sotto il braccio
e con la faccia lustra e mattiniera
si trascina alla scuola
di malavoglia, a passo di lumaca;
Poi viene il giovincello innamorato,
sempre in sospiri come una fornace,
che ha scritto una ballata malinconica
in lode delle belle sopracciglia
della sua bella; Poi viene il soldato,
la bocca piena di strane bestemmie,
la barba da sembrare un leopardo,
sofistico sul punto dell’onore,
impulsivo, rissoso, attaccabrighe,
sempre in cerca di quella bolla d’aria
ch’è la gloria, disposto ad acciuffarla
magari sulla bocca d’un cannone.
Poi viene, quinta età, magistrato,
con la sua bella pancia rotondetta
ben farcita di carne di cappone,
l’occhio severo e la barba aggiustata
come vuole la regola civile,
sempre pieno di massime assennate
e citazioni di luoghi comuni;
La sesta età si porta lentamente
verso l’allampanato Pantalone,
pantofole alle piante, occhiali al naso,
la borsa appesa al fianco; Le sue braghe,
le stesse che portava ancor da giovane,
seppur perfettamente conservate,
divenute ormai fin troppo larghe
per i suoi stinchi troppo rinsecchiti;
Il vocione virile d’una volta
ridotto ad un falsetto da bambino,
uno suono fesso, tutto fischi e sibili.
Infine l’ultimo atto, la vecchiaia,
che conclude questa curiosa storia
così piena di strani accadimenti,
l’età chiama la seconda infanzia,
l’età del puro oblio: senza più denti,
senza più vista, gusto, senza più niente.

(Shakespeare, Come Vi Piaccia, 11, VIII. – fonte).


Per vivere la vita pienamente, in ognuna delle sette età, ogni età deve essere chiaramente contrassegnata, dalla comunità, come un distinto, ben segnalato, momento. E le età distinte chiaramente appaiono solo se le cerimonie che ne definiscono il passaggio da una fase all’altra sono ben caratterizzate da celebrazioni e distinzioni.

Al contrario, in una cultura suburbana piatta, le sette età non sono contrassegnate affatto; non si celebrano; i passaggi da un’età all’altra sono stati quasi dimenticati. In queste condizioni, le persone sono disorientate. Non possono ne realizzarsi in un’età, ne passare con successo alla seguente. Come quella donna di sessanta e passa anni con le labbra truccate di rosso brillante, ferocemente si aggrappa a ciò che non ha mai avuto completamente.

Questa proposta si basa su due argomenti:

A. Il ciclo della vita è una realtà psicologica perfettamente definita. Si compone di passi discreti, ciascuno con le proprie difficoltà, ognuno con i propri vantaggi specifici.

B. La crescita e la transizione da una fase all’altra non è garantita e, di fatto, non avverrà a meno che la comunità non contenga un ciclo di vita equilibrato.

A. La realtà del ciclo di vita

Chiunque è in grado di percepire che la vita di una persona passa attraverso diverse fasi dall’infanzia alla vecchiaia. Quello che, forse, non è così ben compreso è l’idea che ogni tappa è una realtà discreta, con le sue difficoltà e le proprie compensazioni; ogni fase porta con se determinate esperienze caratteristiche.

L’opera più ispirata a questo proposito è quella di Erik H. Erikson, “ldentità e il ciclo della vita”, in Psychological lssues, vol. 1, n.0 1, lnternational Universities Press, Nueva York, 1959, y Childhood and Society, W. W. Norton, Nueva York, 1950; Versione spagnola: Infancia y sociedad, Editorial Hormé, Buenos Aires, 1973.

Erikson descrive la sequenza di fasi che una persona attraversa e stabilisce che ogni fase è caratterizzata da un compito evolutivo specifico – una risoluzione certa di qualche conflitto vitale – e che la persona debba risolvere questo compito prima di poter accedere, di pieno cuore, verso la fase successiva. Ecco una sintesi delle fasi dello schema di Erikson, adattato a partire dai suoi appunti:

1. Fiducia versus diffidenza: il neonato; rapporto tra il neonato e la madre; la lotta per la fiducia che l’ambiente nutrirà.

2. Autonomia versus vergogna e il dubbio: il bambino piccolo; relazione tra il bambino e i genitori; la lotta per sostenersi sulle proprie gambe, di trovare autonomia di fronte alle esperienze di vergogna e dubbio sulle proprie capacità di auto-controllo.

3. Iniziativa versus senso di colpa: il bambino; relazione con la famiglia e la cerchia di amici; la ricerca dell’azione e dell’integrità nelle proprie azioni; il fare e l’apprendere dalla paura e dal senso di colpa delle proprie aggressività.

4. Industriosità versus inferiorità: il fanciullo; rapporto con il quartiere e con la scuola; adattamento agli strumenti della società; la sensazione che si possano fare le cose per bene, da solo, e con gli altri, contro l’esperienza del fallimento e l’inadeguatezza.

5. Identità versus la diffusione dell’identità: la gioventù, l’adolescenza; le relazioni con i compagni e «gruppi esterni» e la ricerca di modelli di vita adulta; la ricerca della continuità del proprio carattere contro la confusione e il dubbio; una moratoria; età della scoperta e di allearsi con le credenze e i programmi del mondo.

6. Intimità versus isolamento: giovani adulti; compagni in amicizia, sesso, lavoro; la lotta di impegnarsi concretamente nei rapporti con gli altri; per perdersi e ritrovarsi nell’altro, contro l’isolamento e il rifiuto degli altri.

7. Generatività versus stagnazione: adulti; rapporto tra una persona e la divisione del lavoro, e la creazione di un tetto condiviso; la lotta per stabilire e condurre, per creare, contro il mancato raggiungimento e la sensazione di stagnazione.

8. Integrità versus disperazione: la vecchiaia; rapporto tra una persona e il suo mondo, i suoi simili, l’umanità; il raggiungimento della saggezza; l’amore per se stessi e la propria classe; affrontare apertamente la morte con le forze della propria vita integrata contro la disperazione che la vita è stata inutile.

B.  Ma la crescita e la transizione da una fase all’altra non è garantita

Dipende dalla presenza di una comunità equilibrata, da una comunità in grado di supportare il dare e avere della crescita. In ogni fase della vita, le persone hanno qualcosa di insostituibile da dare e prendere dalla comunità, e sono proprio queste operazioni che aiutano una persona a risolvere i problemi che l’affliggono in ogni fase. Si consideri il caso di una giovane coppia e il loro neonato. Il collegamento tra loro è del tutto reciproco. Naturalmente, il bambino «dipende» dai genitori per la cura e l’amore che richiede la risoluzione dei conflitti di fiducia che porta con se l’infanzia. Ma allo stesso tempo, il bambino offre ai genitori l’esperienza del allevare e del crescere, che aiuta ad affrontare il conflitto della procreazione, specifico per gli adulti.

Noi falsiamo la situazione se arriviamo ad un tale punto di astrattezza da affermare che i genitori «hanno» una determinata personalità quando il figlio nasce e riteniamo normale che questa, restando identica a se stessa, schiacci un piccolo essere. Infatti questa debole e piccola creatura in continua trasformazione, trasforma con se l’intera famiglia. I bambini hanno sulle loro famiglie lo stesso potere che le famiglie hanno su di loro ed anzi possiamo dire che la famiglia alleva un bambino venendo allevata da lui; Quali che siano gli schemi di reazione dati biologicamente e l’ordine predeterminato dello sviluppo, essi devono essere considerati come una serie di possibilità adatte ad una varietà di comportamenti reciproci.” (Erikson, ibid., P. 69).

Modelli di regolazione  reciproca simili si verificano tra le persone molto anziane e molto giovani; tra gli adolescenti e giovani adulti, bambini e neonati. Ragazzi più o meno grandi, giovani uomini e donne anziane, giovani donne e uomini anziani, etc.

E dobbiamo fare in modo che questi modelli siano possibili grazie alle istituzioni sociali esistenti e quelle parti del contesto che contribuiscono a mantenerle: scuole, asili, case, bar, dormitori, campi sportivi, laboratori, studi, giardini, cimiteri…

Riteniamo, tuttavia, che l’equilibrio degli scenari che consentono la normale crescita attraverso il ciclo di vita sia stato alterato. È sempre più difficile mettersi in contatto durante tutto il ciclo della vita per ogni persona e in ogni momento. Invece di comunità naturali con un ciclo della vita equilibrato, abbiamo villaggi per pensionati, quartieri dormitorio, cultura degli adolescenti, ghetti di disoccupati, città universitarie, cimiteri di massa, parchi industriali. In tali condizioni, le probabilità per risolvere il conflitto che nasce in ogni fase del ciclo della vita sono veramente scarse.

Per creare nuovamente una comunità con un ciclo della vita equilibrato è necessario, prima di tutto, che questa idea diventi principio guida dello sviluppo delle comunità. Ogni progetto di costruzione, che sia l’ampliamento di una casa, una nuova strada o una clinica, può essere considerato come qualcosa per favorire o ostacolare il giusto equilibrio nelle comunità locali. Riteniamo che le “mappe di riparazione di comunità” discusse nel quinto capitolo di “The Oregon Experiment” (terzo volume di questa serie) possono svolgere un ruolo particolarmente utile, contribuendo a stimolare la crescita di un ciclo della vita equilibrato.

Ma può anche essere che questo modello sia semplicemente un indicazione di un lavoro che deve essere svolto. Ogni comunità deve trovare il modo per raggiungere, a tal proposito, il suo “equilibrio”, e quindi definire una fase del processo di crescita che proceda nella direzione giusta. Questo è un problema vitale, e estremamente interessante; richiede una enorme mole di ricerca, sviluppo e teorizzazione. Se Erikson ha ragione, e se questo tipo di lavoro non arriva a compimento, c’è la possibilità che possa scomparire del tutto lo sviluppo della fiducia, dell’autonomia, dell’iniziativa, dell’industriosità, dell’identità, dell’intimità, della generatività e dell’integrità.


FASE

SCENARI IMPORTANTI

RITI DI PASSAGGIO

1.

NEONATO
Fiducia

Casa, culla, asilo, giardino.

Luogo di nascita, prendere possesso della casa … fuori dalla culla, costruendo un luogo.

2.

BAMBINO
Autonomia

Luogo proprio, spazio per la coppia, spazio per i bambini, aree comuni, spazi di gioco collegati.

Passeggio, costruendo un luogo, compleanno speciale

3.

FANCIULLO
Iniziativa

Spazio di gioco, il proprio luogo, terra comune, vicinato, animali.

Le prime avventure in città … unione.

4.

ADOLESCENTE
Industriosità

La casa dei bambini, scuole, il proprio luogo, giochi d’avventura, club, comunità.

Riti di pubertà, ingresso indipendente, pagarsi le spese.

5.

GIOVANE
Identità

Cottage, società dei teenager, ostelli, maestro e apprendisti, città e regioni

Iniziazione, il matrimonio, il lavoro, la casa.

6.

GIOVANE ADULTO
Privacy

Casa, spazio per la coppia, piccoli gruppi di lavoro, la famiglia, reti di apprendimento.

Nascita di un bimbo, creazione di ricchezza sociale … la casa

7.

ADULTO
Generatività

Comunità di lavoro, il consiglio della famiglia, spazio d’uso individuale,

Speciale compleanno, congregazioni, cambio del lavoro.

8.

ANZIANO
Integrità

Lavoro stabile,  cottage, la famiglia, regioni indipendenti

Morte, funerale, luoghi di sepoltura.


Pertanto:

Assicurarsi che, in ogni comunità, l’intero ciclo di vita sia ben rappresentato ed equilibrato. Impostare l’ideale di un ciclo della vita equilibrato come guida principale per l’evoluzione delle comunità. Questo significa:

1. Che in ogni comunità sia presente un giusto equilibrio di persone che si trovano in ogni fase della vita, dai neonati agli anziani; e che comprenda l’intera gamma di scenari necessari per queste fasi della vita;

2. Che la comunità contenga l’intera gamma di scenari che caratterizzano meglio il passaggio rituale da una fase della vita a quella successiva.

SettingsLifeCycle_big***

I riti di passaggio sono favoriti dalla presenza di TERRENO SACRO (66). Altri patterns specifici che favoriscono le sette età dell’uomo e le cerimonie di transizione sono MIX DI FAMIGLIA (35), ANZIANI OVUNQUE (40), COMUNITA’ DI LAVORO (41), MUNICIPIO LOCALE (44), BAMBINI IN CITTA’ (57), LUOGHI DOVE PARTORIRE (65), CIMITERI (70), LA FAMIGLIA (75), LA VOSTRA CASA(79), MAESTRO E APPRENDISTI (83), SOCIETA’ DEI TEENAGER (84), SCUOLE DAVANTI AI NEGOZI (85), LA CASA DEI BAMBINI (86), STANZE DA AFFITTARE (153), COTTAGE PER ADOLESCENTI (154), COTTAGE PER ANZIANI (155), LAVORO STABILE (156), LETTO MATRIMONIALE (187).


fonte: A Pattern Language: Towns, Buildings, Construction” – Christopher Alexander, Sara Ishikawa, Murray Silverstein – Oxford University Press, 1977 – tradotto da Antonello ‘Martinez’ Gianfreda & Patrizia Filomena Giannoccaro